Ripercorro, insieme a tutti voi, gli eclatanti “fatti ” e omicidi di mafia accaduti nel nostro paese.
Questa storia, come tante , fa parte …”della lunga trattativa” .. tematica a mio parere , ancora viva ai giorni nostri..
Nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, Peppino Impastato, fu rapito e fatto saltare in aria con una carica di tritolo dopo essere stato immobilizzato sui binari della ferrovia. Il suo omicidio, tuttavia, passò in secondo piano, poiché lo stesso giorno venne ritrovato il corpo del presidente della Democrazia Cristiana, l’on. Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse.
L’omicidio di Impastato fu da subito identificato come un attentato terroristico finito male, nel quale l’attentatore era rimasto vittima del suo tentativo di sabotare la ferrovia.
Nel 1978 Peppino si candidò nelle liste di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, che si sarebbero tenute il 14 maggio. La sua intensa campagna elettorale e i duri attacchi contro Badalamenti ne decretarono l’esecuzione.
Giuseppe Impastato, per tutti Peppino, era nato a Cinisi il 5 gennaio 1948 in una famiglia mafiosa. Il cognato del padre era il boss Cesare Manzella, poi ucciso nel 1963. Il giovane Peppino a 15 anni ruppe i rapporti col genitore e venne cacciato di casa. Sin da ragazzo avviò un’intensa attività politica e culturale incentrata sull’antimafia. Nel 1965 fondò il giornalino “L’idea socialista” e aderì al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Dal 1968 il suo attivismo lo portò in prima linea nelle battaglie dei disoccupati e dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, nel territorio di Cinisi.
Dopo aver costituito il gruppo “Musica e cultura” che organizzava cineforum, dibattiti e concerti, Impastato nel 1977 fondò Radio Aut, un’emittente radiofonica libera con cui denunciava in maniera spesso irriverente gli affari illeciti dei mafiosi locali, in particolare del boss Gaetano Badalamenti, da lui ribattezzato “Tano Seduto”. Il programma più seguito era “Onda pazza a Mafiopoli”, trasmissione satirica in cui Peppino sbeffeggiava mafiosi e politici.
Solo l’impegno del fratello Giovanni e della madre Felicia permisero di scoprire la vera natura della morte di Peppino, cioè un omicidio di mafia voluto dal boss Badalamenti. Dopo aver rotto pubblicamente coi parenti mafiosi, i due, insieme ai compagni del Centro siciliano di documentazione, riuscirono a raccogliere elementi che portarono alla riapertura dell’inchiesta giudiziaria. Nel 1984 il Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, sulla base delle indicazioni del suo predecessore Rocco Chinnici (ucciso l’anno prima), firmò una sentenza che riconosceva la natura mafiosa dell’omicidio, attribuendolo ad ignoti. Nel 1992 il Tribunale di Palermo decise di archiviare una seconda volta il caso Impastato ritenendo impossibile arrivare ai colpevoli.
L’esempio ed il ricordo di Peppino Impastato , vuole essere un ricordo ed un esempio per i nostri giovani.
Affinchè le pagine della nostra storia repubblicana, rappresentino l’esempio per capire e per comprendere che la “libertà” di espressione, di pensiero e di stampa è un diritto per il quale occorre lottare.
Occorre comprendere che per le proprie idee e per la propria libertà …..molti hanno perso la loro vita.
Avv. Antonio Esposito .
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